Quando si parla di digitale l’immagine che si affaccia nelle nostre menti è – non neghiamolo! – uno smartphone aperto su una applicazione “social”, oppure una smart tv che ci consiglia un film, o ancora una delle tante voci virtuali che echeggiano nelle nostre case per ricordarci che ore sono o se preferiamo una playlist rilassante per la sera.
Questo perché la transizione digitale è avvenuta in modo molto rapido e capillare nelle nostre auto, nelle nostre case, nella comunicazione, tanto che determinate tecnologie sono oggi per noi decisamente acquisite.
Possiamo dire lo stesso del campo della gestione delle informazioni e dei dati in ambito pubblico e amministrativo? Molto, molto meno. Un cittadino oggi può chiedere una autorizzazione o un documento relativo ai suoi obblighi fiscali senza dover telefonare, spedire documenti via posta ordinaria, email, o PEC: può accedere ad un portale dal suo computer o dal telefono e ottenere determinati servizi pubblici più velocemente e agevolmente, non c’è dubbio.
Si fa presto a dire "Transizione digitale"
La digitalizzazione dei procedimenti delle amministrazioni procede a passo lento: tutti i cittadini hanno diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ma se le Amministrazioni restano ad un livello così arretrato nel processo di trasformazione digitale, l’accesso a tali dati resterà fermo “all’era analogica”, con tutte le lentezze e farraginosità che ne conseguono.
Il DESI – Digital Economy and Society Index ha rilevato un lievissimo avanzamento in positivo del dimensionamento dei servizi pubblici digitali (dal 2019 l’incremento rilevato è di una posizione, dal 19° al 18° posto), ma è chiaro che non è sufficiente.
Una condizione da migliorare in modo rapido e deciso, nonostante attuare un vero cambiamento comporti di intervenire in numerosi e correlati ambiti: normativo e giuridico, procedurale, organizzativo, tecnologico.
Il PNRR ha contemplato numerose misure di investimento nelle infrastrutture – il potenziamento è indiscutibilmente necessario – e in tecnologie.
Siamo davvero certi che l’informatica sia risolutiva, da sola? Noi no.
Quando è veramente efficace la transizione digitale
La transizione digitale per essere efficace deve mantenere al centro la qualità dei dati e delle informazioni che gli strumenti informatici devono gestire.
Le modalità di gestione di dati e informazioni richiedono capacità specifiche: è necessario saper individuare:
- da dove vengono
- se sono verificati
- da quanto tempo sono state raccolti
- da chi
- per quale motivo.
Conoscere il contesto consente di raccogliere e conservare correttamente nel tempo informazioni giuste e davvero utili alle funzioni delle amministrazioni.
Attenzione! Non stiamo dicendo che i sistemi digitali non abbiano un importante ruolo.
Stiamo piuttosto affermando che se non si “insegna alle macchine” come applicare determinate regole, quali dati utilizzare, come verificarli, per quanto tempo tenerli, chi ha diritto di accedervi, eccetera, il rischio di generare un caos informativo – in cui, ad esempio, una medesima informazione è ripetuta in modo incontrollato, e dunque inefficace, su sistemi o supporti diversi – è reale ed impattante, e genera importanti conseguenze anche sul piano economico.
Alla faccia del principio “once only” (principio secondo il quale ai cittadini e alle aziende deve essere richiesto di fornire determinate informazioni standard alle autorità e alle amministrazioni solo una volta) !
Affinché la transizione digitale sia efficace e completa è dunque necessario applicare l’intelligenza al governo delle informazioni.
Questo dire assumere un cambio di prospettiva nella generazione e gestione di dati e informazioni.
Vuol dire impostare i procedimenti nei sistemi in modo tale che rispondano a domande quali:
- quali informazioni?
- da quali dati derivano?
- chi le ha prodotte e quando?
- a chi o a cosa servono?
- dove risiedono?
- come sono collegate tra loro?
- quante volte sono ripetute su diversi supporti e sistemi?
- per quanto tempo vanno conservate e perché?
Saper rispondere a queste domande consente di tracciare le decisioni, mantenere stabili nel tempo le informazioni su cui si sono basate, consentendone l’accesso grazie alla efficace individuazione dei metadati per descriverle, conservando nel tempo i documenti che ne scaturiscono e sono vitali per le organizzazioni, eliminando la ridondanza.
Configurare le soluzioni applicando l’intelligenza nel governo delle informazioni significa stabilire regole e modalità per consentire alle “macchine” di funzionare in modo ottimale implementandovi le procedure per rispondere alle esigenze puntuali delle organizzazioni riguardo alla gestione efficace ed economica di dati ed informazioni.
Non c’è transizione digitale senza intelligenza.
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